La comitiva del Rugby Perugia Junior è partita sabato 16 dicembre con 2 autobus ricolmi di giocatori e genitori alla volta della Campania per la trasferta denominata Rugby&Cultura 2017.
Unire al rugby momenti dedicati alla conoscenza della storia e dell’arte dei luoghi che incontriamo, fa parte integrante del nostro modo di vedere lo sport. Viverlo con le famiglie, da famiglia è lo stile che ci piace.
La prima tappa del viaggio era la Reggia di Caserta, storico edificio borbonico, con annessi parchi e giardini.
Encomiabile il comportamento dei giocatori che dapprima hanno attraversato in lungo e in largo il giardino camminando (o correndo) per oltre 7 Km, poi con le loro audioguide hanno visitato le stanze della Reggia.
Ma andiamo in ordine …
Under 8, 10, 12 e 14 hanno vissuto la visita con momenti a loro dedicati lasciandoli liberi di osservare e scoprire quei luoghi che re e regine hanno voluto creare per il proprio piacere ma che sono poi divenuti patrimonio di tutti. L’arte racchiusa nei desideri reali ha trovato il genio del Vanvitelli che ha saputo esprimerla con la magnificenza tipica del periodo.
I ragazzi e le ragazze del Rugby Perugia Junior sono rimasti affascinati dalla maestosità dell’acquedotto, dalle sue vasche e dalla grande cascata a monte del viale. Di certo la presenza di grandi carpe ha aumentato la curiosità specialmente dei più piccoli senza però indurli a tuffarsi assieme.
La visita è proseguita nei giardini inglesi che ovviamente non erano nel loro massimo splendore floreale di primavera ma la presenza di una sposa che come un leggiadro fantasma appariva e scompariva tra le piante, ha ravvivato la visita in un attimo con inseguimenti repentini.
Ai piedi della fontana di Diana e Atteone i nostri si sono rifocillati e hanno potuto godere della vista del palazzo in tutta la sua maestosità mentre carrozze e cavalli, runners e bikers utilizzavano i viali come un circuito di formula Indy.
La discesa verso la reggia ha di nuovo visto i ragazzi socializzare tra di loro senza cellulari o piattaforme moderne ma utilizzando vecchi strumenti come la voce, il gesticolare, il sorridere, il deridersi e lo spintonarsi per scherno che uno schermo avrebbe forse tramutato in quello che non era.
Il palazzo della Reggia era l’ultima parte della prima tappa, andava affrontato con garbo e attenzione. Abbiamo dotato ogni visitatore di una audio guida e ci siamo divisi in 5 grandi gruppi. Tra il divertimento di ascoltare ognuno la stessa cosa con una voce così diversa dalle maestre o dai professori e il non riuscire a capire alcuni termini cercandone la traduzione negli ambienti che si stavano visitando, ha spostato la comitiva tra i corridoi delle stanze sino a quando la stanchezza ha iniziato ad affiorare e, superate le stanze delle stagioni, anche i più grandi hanno iniziato ad ascoltare seduti a terra o, nei casi estremi, senza aver la forza di far arrivare l’audio all’orecchio. La stanza del presepe ha ridestato la curiosità e la ricerca seppur vana del gobbo e del cieco ci ha distratto non poco.
I ritratti dei sovrani sono passati come persone tra la folla perché il desiderio di una stanza d’albergo aveva preso il sopravvento.
Ma per questo c’era ancora del tempo …. tanto …
I piedi doloranti e le gambe stanche reclamavano a gran voce un luogo per riposarsi. Ma questi ragazzi hanno la capacità di rigenerarsi in breve tempo e nel tragitto di circa 1 ora che ci ha portato verso la seconda tappa del sabato, tra una partita a carte e la lettura di un libro, le batterie erano di nuovo energicamente attive.
A Pompei la comitiva del Rugby Perugia Junior aveva accumulato un ritardo che non ci ha consentito di partecipare alla funzione organizzata dal Asd Rugby Sacro Cuore Pompei e quindi ci siamo mossi direttamente verso il grande salone, posto proprio davanti al Santuario della Beata Vergine del Rosario, dove era stata organizzata la cena comunitaria tra i due club gemellati.
Le mozzarelle di bufala si sono mischiate alla coratella, la porchetta al casatiello, la pizza alla ciaramicola e così facendo gli affamati astanti hanno potuto mangiare e continuare la ricarica.
Attraverso le ampie vetrate del salone i passanti avranno visto ragazzi e adulti intenti a mangiare come in una mensa, ma dentro il rugby compiva ancora una volta il rito del terzo tempo dove il mangiare assieme diviene momento di condivisione di vita, di modo di essere e di fare. Questa volta non c’era stata una partita ad anticipare la contesa innanzi alla porchetta, ma il desiderio di affondare i denti nel panino ha fatto comunque pensare alla formazione di una ruck e a fatica, il panino ovale è riuscito ad uscire sino ad arrivare tra le mani dei più piccoli.
Mangiare è un bisogno primario dell’uomo, ma lo stare assieme serenamente riesce a saziare in egual misura.
Alla cena si sono avuti i primi incontri tra i ragazzi che avevano scelto per questa trasferta di dormire a casa di un loro coetaneo del Rugby Sacro Cuore di Pompei.
Le famiglie ospitanti erano già preparate avendo sentito telefonicamente i genitori dei nostri, ma il senso materno e la capacità di accogliere del sud non ha eguali ed è stato naturale come andare a casa della zia.
Ci piace ricordare il volto sereno di Matteo U8 che, in viaggio senza parenti, ha preso per mano Patrizia mamma di Riccardo e con il proprio zaino sulle spalle ci ha salutato mentre andava a casa loro. Il mattino dopo lo abbiamo ritrovato al campo di gioco con lo stesso sorriso ma con due spalle più grandi. Chissà cosa avrà mangiato a colazione.
I fratelli Giovanni e Paolo U14 prima di andare a casa dei loro coetanei sono andati assieme a Francesco e Gabriele a fare un giro per Pompei, in fondo era sabato sera e a questa età i rituali vanno rispettati.
In questa trasferta dedicata al rugby e alla cultura, il pernottamento a casa di coetanei era uno degli obiettivi principali. Il giudizio dei ragazzi e delle loro famiglie ci permetterà di puntare anche ad altri obiettivi potendo contare in questo modo su modelli educativi già in uso da decenni nei viaggi di studio e promuovendo lo scambio di culture differenti. Se poi consideriamo anche il vantaggio economico, la prossima trasferta potrebbe prendere il volo!
Terminata la cena, ci siamo di nuovo spostati verso gli autobus per poter raggiungere l’agognato albergo distante circa 25 minuti. Circa.
Superate le gallerie che portano verso le sponde del Golfo di Napoli, la strada si è fatta più stretta e tortuosa e gli autobus hanno cominciato a salire strombazzando. In tutta risposta la strada ha continuato a divenire sempre più tortuosa e stretta sino ad arrivare al semaforo rosso. Uno di quelli da cantiere come ce ne sono tanti, non alto ma ben piantato sul suo box e con quella luce rossa che sembrava domandarti .. “ma sei proprio sicuro?”.
Pensavamo di esserlo, ma quando la strada è finita e l’albergo non si vedeva, un piccolo dubbio ci è venuto. In realtà l’albergo era vicino, ma i lavori in corso impedivano una facile svolta.
Ancora una volta l’anima del sud ci è venuta ad accogliere sotto il giaccone di un abitante che ha diretto tutta l’orchestra fatta di autobus da girare in angusti spazi in salita, macchine dei residenti in sosta sulla via sotto casa, automobilisti in fila tra il semaforo e i nostri bus, autovetture ferme in mezzo alla strada con il conducente lontano e curioso che stava assistendo allo spettacolo, urla di donne che chiamavano altre donne per spostare le auto.
La bravura degli autisti e il sostegno della popolazione ci hanno spinto infine all’hotel dove in 5 minuti dalla presa della stanza Morfeo ha detto fine alla giornata.
Domani si gioca!
Il ritardo della sera ha fatto slittare forzatamente la partenza della mattina per rispettare il tempo di riposo degli autisti.
L’organizzazione del torneo ci è venuta incontro rimodulando le partite in modo che al nostro arrivo potessimo scendere subito in campo senza allungare i tempi del torneo. Grazie.
La colazione della mattina si è svolta quindi con meno frenesia del solito e sebbene i cornetti caldi siano arrivati un po’ in ritardo (non erano i soli ad essere in ritardo), la vista del golfo che si rischiarava minuto dopo minuto era appagante a sazietà.
Ma il pallone ovale stava fremendo dall’attesa, le scarpette e le maglie rosse del Rugby Perugia Junior non vedevano l’ora di invadere lo stadio Giraud di Torre Annunziata, uno splendido impianto con vista sul Vesuvio.
Giocare in un’altra regione è sempre importante per lo sviluppo del gioco di una squadra. Seppur le regole e il pallone siano sempre uguali, il modo di giocare è differente e la partita è il miglior modo per verificare l’efficacia del lavoro svolto sino a quel momento. Esistono essenzialmente due modi per farlo: adattarsi o imporsi. Entrambi validi, meglio se uniti.
Lo stiamo sperimentando in alcune categorie e si iniziano a vedere dei buoni risultati. Gli stessi ragazzi comprendono i tempi e l’esigenza di aumentare l’intensità passando dalla fase di lettura a quella di scrittura del gioco in un percorso di squadra.
Ma veniamo a come si sono comportate le diverse under giunte al “2° Torneo Givova Rugby e Sorrisi” organizzato dal Asd Rugby Sacro Cuore Pompei.
Negli under 8 presenti in Campania figuravano gli esperti (quelli del secondo posto a Treviso) e i neofiti di quest’anno giunti dal lavoro nelle scuole, dal campus estivo e dal passaparola tra compagni di gioco.
Le partite con Sacro Cuore Pompei, Partenope, Amatori Napoli, Benevento e IV Circolo si sono susseguite con buon ritmo e hanno dato modo a tutti di esprimere il loro modo di giocare. Buona la predisposizione al placcaggio (o placcaggiù come usiamo dire) mentre la circolazione della palla deve ancora esprimersi in maniera più organica. Soddisfatti gli educatori Marica e Gianluca del primo posto raggiunto e grande festa e incoraggiamento sugli spalti tra un panino e l’altro da parte dei genitori.
Le formazioni dell’under 10 hanno proseguito il percorso di amalgama e coesione di un gruppo che aveva al suo interno neofiti e giocatori che si allenano in turni differenti. Già dalla visita alla Reggia si è notata questa unicità e in campo le formazioni equilibrate hanno mantenuto la caratteristica. Tutti si sono impegnati andando in molti casi ben oltre le proprie attitudini, impegnandosi in ogni occasione anche quando con spirito sportivo si sono offerti di giocare con le altre compagini.
Menzione particolare per Alice, Irene e Noemi che si stanno sostenendo vicendevolmente in questo cammino di rugby al femminile al quale il nostro club tiene particolarmente.
La formazione del Benevento ha meritatamente vinto il torneo ma i nostri hanno battuto e pareggiato con la seconda classificata mostrando il proprio valore. Il quarto e quinto posto finali raggiunti sono il punto fermo dal quale partire e che gratifica gli educatori Mirjam e Cristian nella costruzione del loro progetto sportivo.
In under 12 lo spirito del gruppo sta prendendo sempre più corpo con i giocatori che rispondono agli stimoli del gioco con maggiore prontezza e rapidità. Anche in questo caso è la coralità del gruppo che gratifica gli educatori, avendo la possibilità di inserire nel gioco ogni giocatore disponibile senza diminuire la qualità. Il percorso netto di vittorie con solamente 1 meta subita ne sono la testimonianza. Nella partita finale con il Rugby Sacro Cuore Pompei le fasi di lettura e scrittura sono state ben riconoscibili in un crescendo di intensità che li ha fatti uscire più maturi dal campo.
La formazione delle Tigri Umbria U14 ci ha poi regalato una bella partita di rugby dei “grandi” con il Rugby Sacro Cuore Pompei con i nostri vittoriosi per 6 mete a 2. I ragazzi delle under, sugli spalti a fare il tifo dopo il loro terzo tempo, hanno avuto la possibilità di vedere il loro “futuro semplice”, più facile da capire rispetto ad un incontro dei grandi veri. Sono stati quegli stessi compagni di autobus a condurli verso il rugby a tutto campo e mostrando come si possa passare dalla giovialità nella cultura alla serietà nel rugby. Anche l’under 14 sta costruendo il suo percorso con la fatica e la dedizione di tutti raccogliendo di volta in volta risultati direttamente proporzionali all’impegno. Giuliano e Christian sono orgogliosi dei loro ragazzi e l’avergli regalato una gita speciale mentre i piccoli stavano giocando, fa capire perché i ragazzi siano fieri di averli come guide.
Un’altra formazione è stata con noi senza scendere in campo, quella degli accompagnatori. Presenti e mai invadenti, organizzati e affamati, curiosi e attenti ma soprattutto disponibili a sostenerci. Hanno pensato a tutto in autonomia, anche ad accompagnare Marica e Mirjam che erano impegnate con le Donne Etrusche (vincenti) a Boscotrecase per il campionato di Serie A. Non sappiamo chi alleni i genitori a divenire ogni volta una splendida formazione che aggrega elementi nuovi a consumati terzi tempisti, ma ci piace averli vicini. Grazie.
Rugby e Cultura 2017 è terminato, abbiamo riportato vittorie e sconfitte, ma più che altro abbiamo cercato di proseguire il nostro modo di fare rugby dove la direzione è data dal sorriso dei giocatori.
Grazie a tutti!