Mercoledì 16 ottobre tre piccoli rugbisti under 10 si sono calati nella parte di giornalisti sportivi intervistando tre giocatori del CUS Rugby Perugia che da quest’anno milita in serie A. All’inizio sembravano un po’ intimiditi da questi 3 giganti, ma poi i nostri under 10 Gioele, Francesco ed Ettore sono riusciti a trovare le risposte a tutte le loro curiosità.

Gioele Bigazzi, classe 2004, ha aperto le danze intervistando il più grande di questi omoni: Alessandro Di Vito, classe 1987, pilone.

Ciao! Intanto partiamo con domande facili: nome, cognome, ruolo e da dove vieni?

Ciao! Mi chiamo Alessandro Di Vito, sono un pilone e vengo da Roma.

Continuiamo con le domande a raffica: come, quando e perché hai iniziato a giocare a rugby?

Ho iniziato all’età di quattordici anni. Un mio compagno di classe mi ha convinto a provare questo sport che comunque già conoscevo, poi piano piano, allenamento dopo allenamento la passione è cresciuta sempre di più e da allora non ho mai smesso.

Ora che siete in Serie A, sono cambiati gli allenamenti?

Sicuramente rispetto all’anno scorso gli allenamenti si sono intensificati, sono più duri. Dobbiamo essere pronti a correre di più, ad aumentare le sedute in palestra e soprattutto a giocare, giocare e giocare; per far crescere l’intesa all’interno della squadra e creare, e poi migliorare, il nostro giocare insieme.

È difficile giocare con il pubblico? Sei agitato durante la partita?

No, anzi! Avere un pubblico numeroso ci aiuta molto. Ci sentiamo sostenuti, e questo sostegno ci carica di più. Abbiamo un ulteriore stimolo ad impegnarci e a lavorare di più.

Cosa serve, secondo te, per essere un buon leader per i propri compagni?

Innanzitutto direi che un buon leader deve avere fiducia nella propria squadra. Deve essere un punto di riferimento dando sempre il giusto esempio sia dentro che fuori dal campo.

Perfetto, finito l’interrogatorio! Puoi andare, grazie mille.

Arriva poi il turno di Ettore, classe 2005, che con le sue domande riesce quasi a mettere in difficoltà il giovane Davide Gioè, classe 1989, mediano.

Ciao! Anche io inizierei con domande dalla risposta facile: nome, cognome, ruolo e da dove vieni?

Ciao! Io sono Davide Gioè, gioco a numero 9 quindi mediano di mischia, ma anche a numero 10 ovvero mediano di apertura. Sono cresciuto a Perugia, ma ho in me anche sangue veneto e siciliano.

Come mai e a quale età hai iniziato a giocare a rugby?

Ho iniziato con questo sport a 8 anni. Frequentavo un centro estivo e proprio li ci fecero vedere per la prima volta il rugby. A settembre poi sono corso ad iscrivermi!

E hai sempre giocato a rugby, o hai praticato anche altri sport?

Purtoppo quando compì 14 anni ho dovuto prendere un anno sabbatico, perché proprio quell’anno non c’era una squadra under 14 a Perugia. Ne ho approfittato per provare altre attività come il baseball, il basket e la pallavolo. Ma ormai la palla ovale mi aveva conquistato e fortunatamente un anno dopo stavo di nuovo correndo con un paradenti in bocca.

Come fate a correre così veloce ed a spingere così forte?

Abbiamo degli allenatori specifici che ci seguono per l’atletica e ci insegnano le giuste tecniche per aumentare la velocità della corsa e le prestazioni in generale. Indubbiamente c’è bisogno di tanto allenamento e quindi tanto impegno.

Domanda da un milione di dollari: come avete fatto a raggiungere la serie A?

Beh intanto abbiamo disputato un ottimo campionato nella scorsa stagione, vincendo partite su partite e accendendo quindi ai play off.

Ma ai play off con il Genova non è andata bene, o sbaglio?

(Fiuuu colpo basso) Ahahaha! Questo è vero, diciamo che la sfortuna di altri è stata la fortuna nostra. Dopo che alcune società neopromosse in serie A si sono ritirate perché non si sentivano abbastanza pronte per questo livello, siamo stati promossi noi per ordine di merito.

Scende in campo Francesco, classe 2004, che si rivolge ad un suo omonimo: Francesco Milizia, classe 1993, ala/centro.

Ciao! Ormai saprai la procedura: nome, cognome, ruolo e da dove vieni?

Ciao! Io sono Francesco Milizia, sono un’ala/centro e vengo da Perugia.

Quando e come sei venuto a conoscenza del rugby?

È successo in seconda elementare. Un giorno degli allenatori sono venuti a fare un progetto a scuola durante le ore di motoria, per farci una dimostrazione e mostrarci appunto questa palla un po’ strana. Mi sono divertito molto, quindi ho fatto un prova al campo e me ne sono innamorato.

Come è giocare in serie A, rispetto alla serie B?

Beh il campionato è iniziato da poco, abbiamo fatto solo due partite finora. Sicuramente ci troviamo davanti ad avversari più veloci e con fisici più sviluppati, e per competerci anche noi abbiamo dovuto aumentare gli allenamenti.

Hai mai avuto infortuni? Se si, è cambiato qualcosa?

Fortunatamente non ho mai avuto problemi, e molto probabilmente un eventuale infortunio non cambierebbe la mia passione per questo sport.

Cosa faresti senza rugby?

Ah! Non saprei proprio! Credo che cercherei un’altra squadra pur di giocare. Comunque senza rugby mi annoierei molto!

E dopo questa domanda alla quale molti rugbisti risponderebbero con simili affermazioni, su quanto il mondo sarebbe monotono e noioso senza rugby, l’interrogatorio finisce.

È stata sicuramente una bella esperienza, sia per i tre junior under 10, che molto probabilmente dalla prossima partita che andranno a vedere, riconosceranno gli atleti; ma anche per i tre senior prima squadra, che sono ora consapevoli di avere il sostegno anche da parte di piccoli rugbisti con i quali magari un giorno condivideranno una panca negli spogliatoi.
E’ stato un allenamento diverso, con domande pesanti come la spinta di una mischia o taglienti come un placcaggio basso, ma la meta è stata raggiunta da tutti i 6 contendenti che alla fine si sono mischiati per delle foto celebrative.

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